Luz Bella que brilla

[ita] Era il 1973 quando dei contadini senza terra arrivarono da San Pedro e Caaguazú alle fertili terre dell’attuale Colonia Luz Bella. La strada non c’era, si arrivava via fiume contro corrente, non c’era acqua potabile né le generali provviste dei centri abitati. Decisero di fondare lì la propria comunità. Nel 1975 giunse la famiglia Gauto-Franco, di cui siamo stati ospiti un paio di settimane fa, per iniziare la propria vita presso l’arroyo “corso d’acqua” Limpia. Dopo 17 anni di sforzi, scontri e petizioni, riuscirono ad ottenere la proprietà della loro Colonia. Il 2000 vide così la creazione della Asociación Campesina de Productores Alternativos y Ecológicos (A.C.P.A.E.-L.B.), che tuttora riunisce più di 150 famiglie. Fu allora che il problema sorse all’interno della stessa comunità: una parte lungimirante voleva dedicare un’ampia zona come riserva naturale per proteggere l’ecosistema e mantenere la biodiversità; un’altra parte arrivista voleva tutto lo spazio per costruire le proprie case, senza pensare che la natura un giorno avrebbe marciato contro. Oggi le due fazioni sono ancora opposte.

[eng] It was 1973 when no-land farmers arrived from San Pedro and Caaguazú to the fertile lands of current Colonia Luz Bella. There was no road, you could only arrive through the river upstream, there was neither drinkable water nor any type of inhabited place goods. It was there where they founded their community. In 1975 the family Gauto-Franco, who hosted us a couple of weeks ago, got there to start their life near arroyo “stream” Limpia. After 17 years of effort, struggle and petitions, they managed to obtain ownership of their Colonia. The year 2000 saw the creation of Asociación Campesina de Productores Alternativos y Ecológicos (A.C.P.A.E.-L.B.), which still involves more than 150 families. Then, problems started inside the very community: on the one hand there was a forward-thinking side that wanted to dedicate a wide area as natural reserve to protect the ecosystem and preserve the biodiversity; on the other one, a greedy side wanted the whole place to build their houses, without thinking that nature one day would have marched against. Today the two parties are still opposed.

[esp] Era el 1973 cuando unos campesinos sin tierra llegaron de San Pedro y Caaguazú a las fertiles tierras de la actual Colonia Luz Bella. No había ruta, se llegaba río arriba, no había agua potable ni las reservas generales de los centros habitados. Allí decidieron fundar su comunidad. En el 1975 vino la familia Gauto-Franco, quien nos alojó hace un par de semanas, para empezar su vida cerca del arroyo Limpia. Después de 17 años de esfuerzos, luchas y peticiones, consiguieron obtener la propriedad de su Colonia. El 2000 vio la creación de la Asociación Campesina de Productores Alternativos y Ecológicos (A.C.P.A.E.-L.B.), que todavía reúne más de 150 familias. Fue entonces que el problema surgió dentro de la misma comunidad: una parte iluminada quería dedicar una amplia area como reserva para proteger el ecosistema y mantener la biodiversidad; otra parte mas arribista quería todo el espacio para construir sus casas, sin pensar que la naturaleza un día podría marchar contra. Hoy las dos facciones siguen en oposición.

IMG_5491

[ita] Noi siamo stati dalla parte dell’ecologia, che durante gli anni ha potuto portare avanti grossi sogni dai più basilari dell’acqua e elettricità a quelli più impegnativi della gestione della radio comunitaria Luz Bella Comunicaciones, la produzione agroecologica e l’approvazione del progetto eco-urbanistico (pianificazione ecologica dell’area urbana). Purtroppo al momento questa loro distanza si allarga sempre più, al trovarsi di fronte un nuovo nemico: le coltivazioni transgeniche. La stessa storia: i contadini passano anni combattendo per terre vendute a grandi proprietari senza permessi, ma con tanto denaro. Una volta guadagnate, le riperdono per mano di un’altra minaccia. Sebbene ignari di questo loro passato turbolento, eravamo consapevoli delle loro attuali condizioni, anche se non immaginavamo fossero tanto problematiche. Ora, dopo una settimana trascorsa assieme, possiamo assicurarvi che queste persone sono davvero rivoluzionarie: per preservare e vivere in una zona di preziosa biodiversità circondata da ettari di soia geneticamente modificata, sojales, e per resistergli continuando con l’agricoltura agroecologica!

[eng] We stayed with ecology, which during the years could carry on great dreams from the most basic as water and electricity to those more demanding as managing the community radio Luz Bella Comunicaciones, the agroecological production and the approval of the eco-urban project (ecological planning of the urban area). Unfortunately, at the moment their distance is widening even more, while they face a new enemy: transgenic crops. Same old story: farmers spend years fighting for lands that were sold to big owners with no permits, but a lot of money. Once they gain them, they lose them again at the hands of another threat. Even though we ignored this troubled past of them, we were aware of their current conditions, though we didn’t imagine they’d be so hard. Now, after a week spent together, we can assure you that these people are really some revolutionaries: to be preserving and living in a precious area of biodiversity surrounded by acres of sojales, fields of genetically modified soy, and to be resisting them by keeping at agroecological agriculture!

[esp] Nosotros estuvimos con la ecología, que durante los años pudo realizar grandes sueños desde los más básicos como agua y electricidad hasta los más exigentes como la gestión de la radio comunitaria Luz Bella Comunicaciones, la producción agroecológica y la aprobación del proyecto eco-urbanistico (planificación ecológica de la zona urbana). Desafortunadamente ahora esta distancia se agranda aun más, al encontrarse frente a un nuevo enemigo: los cultivos transgénicos. La misma historia: los campesinos pasan años luchando por tierras vendidas a grandes dueños sin permisos, pero con mucho dinero. Al ganarlas, las pierden de nuevo por manos de otra amenaza. Aunque no sabíamos de su pasado disturbado, estabamos concientes de sus actuales condiciones, si bien no podíamos imaginar que fueran tan difíciles. Ahora, tras una semana pasada juntos, podemos aseguraros que estas personas son verdaderamente revolucionarias: por preservar y vivir en una zona de preciosa biodiversidad circundada de hectáreas de sojales geneticamente modificados y ¡por resistir siguiendo con la agricultura agroecológica!

IMG_5390

[ita] Già in Brasile conoscevamo questo fenomeno. È arrivato il momento di raccontarlo meglio.
Succede che in Paraguay c’è molta pubblicità di OGM per far presa su tanti contadini impoveriti che vorrebbero riuscire a produrre di più e avere una vita dignitosa. Succede che arrivano grandi multinazionali, con amministratori senza nomi tanto meno volti, con un mucchio di promesse e altrettanti prestanome. Succede che il contadino decide per esempio di piantare la soia transgenica. Gli offrono un pacchetto: semi OGM, erbicidi della stessa multinazionale, macchinari, supporto tecnico; la prima volta gli va bene, poi tutto ha un prezzo. Succede che il contadino non riesce più a pagare, non produce abbastanza, non ha più i vecchi semi. Succede che non si torna indietro: in quel momento avviene il land grabbing_un contadino in meno, una terra in più alle multinazionali. Succede che la maggior parte delle coltivazioni transgeniche vengono esportate per uso animale anche in Europa. Se questa è solo una sintesi di varie testimonianze raccolte lungo il viaggio, in Colonia Luz Bella siamo stati così vicino da visitare una famiglia che vive affianco a quella stessa soia geneticamente modificata.
Nilda Gauto aveva pensato di andarsene, invece è rimasta – con tutto il supporto dell’A.C.P.A.E.-L.B. – per ottenere un futuro migliore. Il presente infatti la vede costretta a rinchiudersi con i propri figli, quando passano a fumigare i campi. L’ecosistema lì è stravolto, crescono solo plantas malas “erbacce”_segnale che la terra è povera, insetti e moschine sono a migliaia come impazzite, l’aria è più contaminata del solito. Le conseguenze principali sono la perdita della biodiversità, la perdita della terra, l’aumentare delle malattie. Finora, chi vive lì ha solo una misera barriera naturale a separarli da un mare di soia.

[eng] We had already encountered this phenomenon in Brazil. It’s time to explain it better.
It happens that Paraguay has a lot of adverts on GMO to attract a lot of impoverished farmers who would like to produce more and have a decent life. It happens that there come big multinationals, with administrators with no names nor faces, with as many promises as lend-names. For example, it happens that a farmer decides to plant transgenic soy. They offer him a packet: GMO seeds, herbicides of the same multinational, machines, technical support; the first time goes well, then everything has a price. It happens that the farmer cannot pay anymore, doesn’t produce enough, hasn’t got the old seeds anymore. That’s when land grabbing happens_one less farmer, one more land for multinationals. It happens that the majority of transgenic crops are exported for animal use also in Europe. If this is just a sum of various testimonies collected throughout this travel, in Colonia Luz Bella we were that close to visit a family who live next to that very genetically modified soy.
Nilda Gauto had thought to go away, but she stayed – with full support from A.C.P.A.E.-L.B. – to obtain a better future. In fact, the present sees her forced to lock up herself and her children when the fields are fumigated. There, ecosystem is upside down, only planats malas “bad weeds” grow_a sign that the soil is poor, there are thousands of mad insects and little flies, air is more polluted than ever. The principal consequences are biodiversity loss, land loss, the increasing of diseases. So far, those who live there only have a miserable natural barrier separating them from the sea of soy.

[esp] Ya en Brasil conocimos este fenómeno. Llegó el momento de contarlo mejor.
Pasa que en Paraguay hay mucha publicidad de OGM para atraer a muchos campesinos empobrecidos que quieren producir más y tener una vida digna. Pasa que llegan las grandes multinacionales, con aministradores sin nombres ni caras, con muchas promisas y tantos prestanombres. Pasa que el campesino decide por ejemplo plantar soja transgénica. Le ofrecen un paquete: semillas OGM, herbicidas de la misma multinacional, máquinas, suporte técnico; la primera vez le va bien, después todo tiene su precio. Pasa que el campesino no puede pagar más, no produce bastante, tampoco tiene las viejas semillas. Pasa que no se vuelve atrás: en ese momento pasa el land grabbing_un campesino menos, una tierra más para las multinacionales. Pasa que la mayoría de los cultivos transgénicos se exportan para uso animal también a Europa. Si esta solo es una suma de muchos testigos que estamos recogiendo a lo largo de este viaje, en Colonia Luz Bella estuvimos tan cerca como para visitar una familia que vive pegada a aquella misma soja geneticamente modificada.
Nilda Gauto pensó en irse, pero se quedó – con todo el suporte de la A.C.P.A.E.-L.B. – para obtener un futuro mejor. El presente de hecho la vee forzada a encerrarse con sus hijos, cuando pasan a fumigar los campos. Allí el ecosistema está revuelto, solo crecen plantas malas_señal que la tierra es pobre, insectos y bichitos son miles como locos, el aire está aun más contaminado. Las consecuencias principales sono la pérdida de la biodiversidad, pérdida de la tierra, aumento de las enfermedades. Hasta ahora, quien vive allí solo tiene una misera barrera natural que les separe de un mar de soja.

IMG_5038

[ita] In un ambiente meraviglioso, poco ascoltato dal governo, piegato dalla deforestazione e dalla rivoluzione verde, atterrito dalle proprie diatribe interne (l’aver perso parte della riserva naturale, sicuramente non ha aiutato), le coltivazioni transgeniche stanno cercando di dare il colpo finale nell’era in cui l’agricoltura su larga scala non regge più. Dunque la questione è: stare passivamente ad osservare la disfatta o attrezzarsi per trovare un’alternativa? Evidentemente l’Associazione ha optato per la seconda, attuando delle tattiche di eco-resistenza che possano illuminare il cammino per una maggiore libertà ed auto-sufficienza della Colonia Luz Bella.
Grazie alle interessanti spiegazioni di Julio, Nilda e dei genitori Don Franco e
Ña Emeteria, sappiamo che la comunità sta facendo passi da gigante per vedere i propri diritti riconosciuti. Prima di tutto continuano a coltivare in maniera agroecologica, mantengono orti familiari per il proprio sostentamento e allevano i loro animali su terre sane. Poi si passa all’istruzione: la loro scuola agricola si impegna ad insegnare l’educazione ambientale e si propone l’inserimento lavorativo dei giovani nel mondo agricolo in cui crescono, creando così un forte senso di appartenenza. Dentro quest’insieme rientra la radio comunitaria Luz Bella Comunicaciones, che, con un notevole taglio ecologista, diffonde notizie, interviste, esperienze locali che sensibilizzano la comunità. Poi ancora, c’è da completare il progetto eco-urbanistico per la costruzione di più di 70 nuove abitazioni, una chiesa, un centro sanitario, uno sportivo, una piazza ed altri luoghi pubblici che possano dare maggiore autorità alla Colonia e far sì che i sojeros “coltivatori di soia” si allontanino. Infine, un’altra delle loro tattiche è l’apertura verso l’esterno ossia aumentare la propria pubblicità e socialità sulla rete per attirare l’attenzione di chi, come noi, viene per conoscere e raccontare la loro situazione. Questo, per esempio, ha fatto sì che recentemente una dottoranda spagnola passasse due anni con la comunità, riuscendo a girare il documentario Luz Bella desde la Eco-Resistencia.

[eng] In a fantastic environment, unheard from the government, bent by deforestation and the green revolution, worn out by their internal contrasts (surely having lost part of the natural reserve hasn’t helped), transgenic crops are trying to knock it down in the age when large scale agriculture doesn’t cope anymore. So the question is: to stay passively observing the defeat or to actively find an alternative? Evidently the Association chose the second option, putting into practice some eco-resistance tactics that can illuminate a path for more freedom and self-sufficiency in Colonia Luz Bella.
Thanks to the interesting explanations of Julio, Nilda, parents Don Franco and Ña Emeteria, we know that their community is achieving a lot in terms of rights. Above all they continue to cultivate in the agroecological way, they keep family gardens for their self-production and they breed their animals on healthy soils. Then there is education: their rural school puts effort into teaching environmental education and it proposes youth’s introduction to work in the same agricultural world where they grow up, thus creating a high sense of belonging. Within this circle is included the community radio Luz Bella Comunicaciones, which, with its defined environmental cut, spreads local news, interviews, experiences that raise awareness among the community. Then again, there is the eco-urban project in progress, for the construction of more than 70 new homes, a church, a health centre, a sports’ one, a square and other public places that could give more authority to the Colonia as to make sojeros “soy’s cultivators” go away. In the end, another of their tactics is their openness towards the outside, that is increasing their advertising and sociability on the web, to attract the attention of those who, like us, come to get to know and recount their situation. For example, this recently called a Spanish PhD candidate to spend two years with the community, being also able to film the documentary Luz Bella desde la Eco-Resistencia .

[esp] En un ambiente maravilloso, poco escuchado por el gobierno, torcido por la deforestación y la revolución verde, debilitado por sus contrastes internos (la pérdida de parte de su reserva natural, seguro no ha ayudado), los cultivos transegénicos estan intentando dar el golpe final en la era donde la agricultura en grande escala no aguanta más. Entonces la cuestión es: ¿estar pasivamente a observar la derrota o tractar de encontrar una alternativa? Es evidente que la Asociación optó por la segunda, actuando algunas tácticas de eco-resistencia que puedan iluminar el camino para mayor libertad y auto-suficiencia en la Colonia Luz Bella.
Gracias a las interesantes explicaciones de Julio, Nilda y los padres Don Franco y
Ña Emeteria, sabemos que la comunidad está haciendo mucho para ver sus derechos reconocidos. Ante todo siguen cultivando de manera agroecológica, mantienen huertas familiares para su sustento y crian animales en tierras sanas. Después hay la educación: su escuela agrícola se empeña en enseñar la educación ambiental y propone la iniciación laboral de los jóvenes en el mundo agricultural donde crecen, creando así un fuerte sentido de pertenencia. En este circulo esta incluida la radio comunitaria Luz Bella Comunicaciones, que, con un notable corte ambiental, difunde noticias, entrevistas, experiencias locales que sensibilizan la comunidad. Además hay por completar el proyecto eco-urbanistico para la construcción de más de 70 viviendas, una iglesia, un centro de salud, uno deportivo, una plaza y otros lugares públicos que puedan donar más autoridad a la Colonia y así alejar a los sojeros. Por fin, otra de sus tácticas es su abertura hacia el exterior o sea aumentar la publicidad y la socialidad en la red para atraer la atención de personas, como nosotros, que vienen para conocer y contar su situación. Esto por ejemplo hizo que una doctoranda española pasara dos años con la comunidad, realizando también el documental Luz Bella desde la Eco-Resistencia .

IMG_5018

[ita] Poi siamo arrivati noi, con la nostra ricerca indipendente, ad imparare da queste persone che sono pozzi di saggezza. Vi scriviamo di loro con particolare attenzione, perché questa abbiamo ricevuto durante la nostra permanenza. Ve ne scriviamo perché, ancora una volta, vorremmo che chi fosse in dubbio riguardo agli alimenti transgenici si ravvedesse e capisse che questi non salveranno il mondo dalla povertà/fame né aumenteranno la produzione agricola a lungo termine. Questi stanno distruggendo la terra, la vita e dando da mangiare a molte poche persone. Alla luce dei dibattiti sul trattato TTIP, vi invitiamo a considerare le ambigue dinamiche economiche dietro all’agricoltura mondiale e soprattutto ad informarvi (nonostante appaia complicato!) e a ricercare in quale cibo vanno a finire tutti gli OGM prodotti. Vi ricordiamo inoltre che nonostante l’Europa li abbia apparentemente vietati, non significa che ne sia priva già che questi entrano per via indiretta attraverso l’alimentazione animale e numerosi prodotti derivati e importati. Quindi, un’importante considerazione da fare è: alle spalle di chi tutto questo sta avvenendo?
Abbiamo riflettuto molto su queste tematiche, mentre eravamo immersi nella contrastante agroecologia familiare. Pensavamo ad esempio ai yuyos ovvero i rimedi naturali usati quotidianamente dai nostri ospiti. Cortecce d’albero, piante, erbe, radici – presi nel té o nel terere, per motivi di cura e sollievo – hanno accompagnato le nostre giornate segnando la loro profonda conoscenza farmacologica. Questi esseri esistono proprio grazie alla grandiosa biodiversità della zona, minacciata appunto dalle monocolture transgeniche, senza la quale evidentemente anche l’antica tradizione della medicina naturale sparirebbe.

[eng] Then we arrived, with our independent research, to learn from these people like drinking from wells of knowledge. We write about them with particular attention as this is what we received from them during our stay. Once again, we write about them as we wish that all those who are still doubting about transgenic food could reflect and understand that these won’t save the world from poverty/hunger nor they will increase long term agricultural production. These are destroying lands, life and feeding very few people. Upon recent debates on TTIP treaty, we invite you to consider the ambiguous economic dynamics behind world agriculture and most of all to inform yourselves (despite difficulties!) and look up where GMO products are contained. Besides, we remind you that although Europe has apparently forbidden them, it doesn’t mean it’s free from them seeing as they indirectly come through animal supplies and numerous imported products and derivatives. So, an important consideration is: behind whose back is this happening?
While immersed in the contrasting familiar agroecology, we thought a lot about such topics. For example, we thought about yuyos, “natural remedies” daily used by our hosts. Trees barks, plants, herbs, roots – taken with tea or terere, both for relief and cure – accompanied our days expressing their profound pharmacologic knowledge. These beings actually exist thanks to the area’s great biodiversity, indeed threatened by transgenic monocultures, without which even the ancient tradition of natural medicine would disappear.

[esp] Así llegamos, con nuestra investigación independiente, para aprender de estas personas que son pozos de sabiduría. Escribimos sobre ello/as con atención porque esta recibimos de ello/as durante nuestra permanencia. Escribimos sobre ello/as porque, de nuevo, queremos que todos los que estén en duda sobre los alimentos transgénicos puedan reflexionar y comprender que estos no van a sacar el mundo de la pobreza ni aumentaran la producción agricula en el largo plazo. Estos están destruyendo la tierra, la vida y dando de comer a muy pocas personas. Tras los recientes debates sobre el tractado ATCI, os invitamos a considerar las ambiguas dinámicas detrás de la agricultura mundial y sobre todo informarse (¡no obstante las dificultades!) y controlar en que comida se encuentran los productos OGM. Además, os recordamos que aunque Europa los haya aparentemente prohibido, no significa que esté libre de ellos dado que estos entran por vias indirectas a través de la comida para animales y de productos derivados o importados. Entonces una importante consideración es: ¿a quién le está afectando todo esto?
Reflexionamos mucho sobre estos temas, mientras estuvimos imergidos en la contrastante agroecología familiar. Pensamos por ejemplo en los yuyos, o sea los remedios naturales tomados diariamente por nuestros hospederos. Cortezas de árboles, plantas, hierbas, raices – tomadas en el té o terere, como alivio o para curar – acompañaron nuestros días expresando su profunda conociencia farmacológica. Estos elementos existen solo por la gran biodiversidad de la zona, por cierto amenazada por los monocultivos transegénicos, sin cual también la antigua tradición de la medicina natural desaparecería.

IMG_5532

[ita] Quindi non ci resta che ringraziare le donne Emeteria e Nilda per averci fatto appassionare ai loro saperi etno-botanici. Gli auguriamo di essere protette durante tutti i progetti futuri, di realizzare i desideri decennali e continuare a prendersi cura della propria terra, così come delle loro famiglie! Con orgoglio vi raccontiamo della trasmissione radio a cui siamo stati invitati, che potete ascoltare qui, e della nostra presentazione in riunione ad alcuni membri dell’Associazione. Gli rendiamo grazie anche per tutte le passeggiate fatte, per l’ottimo cibo assaggiato e per la disponibilità a parlare in spagnolo, nonostante il joparà sia la loro lingua madre. Promettiamo loro che un giorno torneremo per dei nuovi progetti di collaborazione e promettiamo a voi che continueremo a raccontarvi, sotto altre forme, di questa bella atmosfera familiare-rivoluzionaria. Per vedere come abbiamo salutato la Colonia Luz Bella e il Paraguay, potete guardarci in questo video. Vi lasciamo da Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, da cui siamo già partiti per una nuova scoperta… accompagnateci!

[eng] Therefore, we only have to thank women Emeteria and Nilda for making us passionate about their ethnobotanic knowledge. We wish them to be protected during their future projects, to realise all long-living desires and to keep caring for their land and families! We proudly acknowledge the radio program we were invited to, which you may listen to here, and our introduction in a meeting to some members of the Association. Finally, we thank them for the walks, their tasty meals and their good disposition in speaking Spanish, even though Jopara is their mother tongue. We promise them that one day we’ll be back with new collaborative projects and we promise you that we’ll keep telling, through other forms, about this nice familiar-revolutionary atmosphere. To see how we said goodbye to Colonia Luz Bella and Paraguay, you may watch us in this video. We leave you from Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, from which we’ve already departed towards a new discovery… accompany us!

[esp] Así que tenemos que darle las gracias a las mujeres Emeteria y Nilda para apasionarnos a sus conocimientos etno-botánicos. Esperamos que estén protegidas en sus proyectos futuros, que los deseos de décadas les vayan bien y que sigan cuidando de su tierra y de sus familias! Con orgullo les contamos que nos invitaron a una programación radiofónica, que pueden escuchar aquí, y nos presentaron en una reunión a unos miembros de la Asociación. También les agradecemos por los paseos, las comidas sabrosas y su buena disposición en hablar español, aunque jopará es su lengua madre. A ello/as prometemos que un día volveremos con nuevos proyectos de colaboración y a vosotros/as que seguiremos contando, con otras formas, de esta linda atmósfera familiar-rivolucionaria. Para ver como saludamos la Colonia Luz Bella y el Paraguay, pueden mirar este video. Os dejamos desde Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, de donde ya partimos para un nuevo descubrimiento.. ¡acompáñenos!

IMG_5401

di come viaggiamo e chi ringraziamo

[ita] Cari amici e care amiche, sono ormai due mesi e mezzo che viaggiamo… di scoperte e conoscenze ne abbiamo fatte tante – di idee ce ne stanno venendo molte – di intenzioni per il futuro ne abbiamo ancor di più. Solitamente vi raccontiamo di esperienze vissute, pratiche apprese e vite altrui partecipate.. meno spesso vi diciamo come ci sentiamo noi, come avvengono i nostri spostamenti e con quale facilità-difficoltà. Dunque, visto che la scrittura del prossimo post ci sta impegnando parecchio, abbiamo pensato di condividere con voi qualche foto del nostro ultimo viaggio per entrare in Bolivia. Nonostante sia stato decisamente complicato dal punto di vista geografico-climatico, istituzionale-economico, mettendoci a dura prova fino al pianto… fortunatamente possiamo ancora una volta scrivere che è stata una bella esperienza.

[eng] Dear friends, we’ve been travelling for two months and a half… we’ve discovered a lot – we’ve formed many ideas – we have even more intentions for the future. We usually tell you about our experiences in terms of what practices we learnt and the people we stayed with… though we say very little on how we feel, the way we move_whether it’s easy or difficult. Thus, considering that writing the next post is requiring some effort, we decided to share some pictures from our last journey to get into Bolivia. Despite its complications from the point of view of geography-climate, institutions-economy, which really challenged us till the point of crying… luckily once again we can write that we had a great experience.

[esp] Queridos amigos y amigas, hace dos meses y medio que viajamos… descubrimos mucho – formamos tantas ideas – tenemos aun más intenciones para el futuro. Solitamente os contamos sobre experiencias vividas, prácticas aprendidas y otras vidas participadas… un poco menos os decimos como estamos, como viajamos, que si es fácil o difícil. Entonces, dado que escribir nuestro próximo post requiere un poco más de empeño, decidimos compartir algunas fotos de nuestro ultimo viaje para entrar en Bolivia. No obstante fue muy complicado desde el punto de vista geográfico-climático, institucional-económico, ponendonos a prueba hasta llorar… afortunadamente podemos de nuevo escribir que fue una bonita experiencia.

IMG_5554

[ita] Di 3 giorni e 3 notti nel battello Aquidaban, di come siamo entrati illegalmente dal Pantanal paraguaiano in quello boliviano, dei militari che ci offrono cibo, della barchetta affittata a dei quindicenni, del posto sbagliato, dei piragna pescati, della notte con i guardaparchi titubanti, dell’autostop di 6 ore sotto il sole, delle banche fuori servizio, del militare che ci presta i soldi, del brasiliano che ci accompagna alla tripla frontiera Bolivia-Paraguay-Brasile, del treno perso e di tanto altro qui non scriveremo. Invece vi diremo con emozione che finora questa è stata la parte più difficile di Echos of Ecologies, così per il buon karma finalmente è giusto ringraziare tutte quelle persone sconosciute che volta dopo volta ci hanno aiutato, spiegato, prestato soldi, comprato biglietti, dato passaggi e offerto del cibo. Ieri per esempio, seduti al mercato di Santa Cruz a condividere una zuppa, una signora ha pagato il nostro pranzo e ci ha abbracciati. Avete un sinonimo per ‘grazie’? Così è il mondo che ci immaginiamo e così è come vorremmo continuare a vivere.

[eng] Of 3 days and 3 nights on ferryboat Aquidaban, of how we illegally got from the Paraguayan Pantanal to the Bolivian one, of soldiers offering us food, of the mini boat rented from fifteen-year-olds, of the wrong place, of fished piranhas, of the night with doubtful rangers, of the 6hour hitch-hike under the sun, of banks out of service, of the soldier lending us money, of the Brazilian taking us to the triple border Bolivia-Paraguay-Brazil, of the missed train and much more we won’t write here. Instead, with emotion, we tell you that so far this was Echoes of Ecologies’ most difficult part, so for the good karma it’s right to finally thank all those strangers who time after time helped us, explained, lent us money, bought us tickets, gave us lifts and food. For example yesterday at Santa Cruz’s market, while we sat sharing a soup, a woman payed our lunch then hugged us. Any synonyms for ‘thanks’? This is the world we like to imagine and this is how we wish to keep living.

[esp] De 3 días y 3 noches en el barco Aquidaban, de como entramos ilegalmente desde el Pantanal paraguayo en el boliviano, de militares que nos dieron de comer, del barquito alquilado a jóvenes de quince años, del lugar equivocado, de pescar pirañas, de la noche con guardaparques dudosos, de 6 horas de carona bajo el sol, de los bancos fuera de servicio, del militar que nos prestó dinero, del brasileño que nos acompagnó a la triple frontera Bolivia-Paraguay-Brasil, del tren perdido y de mucho más no escribiremos aquí. Lo que si os contamos con emoción es que, hasta ahora, esta fue la parte más dura de Echoes of Ecologies, así para el buen karma por fin es justo agradecer a todas las personas desconocidas que paso tras paso nos ayudaron, explicaron, prestaron dinero, compraron pasajes, dieron caronas y comida. Ayer por ejemplo, mientras estabamos sentados en el mercado de Santa Cruz compartiendo una sopa, una mujer nos pagó el almuerzo y después nos abrazó. ¿Un sinónimo para decir ‘gracias’? Este es el mundo que imaginamos y en el cual nos gustaría seguir viviendo.

IMG_5736

la Voz de las Mujeres

[ita] Un altro aspetto fondamentale dell’agroecologia, che abbiamo potuto apprendere ad Asunción, è la questione più specifica della mujer campesina indigena “donna indigena contadina”. Infatti se, come vi abbiamo scritto nel precedente post, i contadini del Paraguay (del Sud America, in generale) non godono di una posizione tutelata, potete immaginare che ancor più svantaggiate sono le donne all’interno delle stesse organizzazioni contadine_tanto più se indigene. Sarebbe un bene poter evitare certi argomenti, ma la realtà è che la disparità tra i sessi è sempre un tema acceso in qualsiasi parte del mondo, soprattutto quando si mescola all’identità. Già in Argentina ci eravamo addentrati nella selva per tentare di conoscere alcune comunità indigene, anche se non fu per niente facile stabilire una relazione paritaria, ma qui l’incontro è inevitabile. Il Paraguay, ci dicono i nostri attuali ospiti, ha circa 17 diverse comunità native e per via della sua dimensione contenuta è molto più semplice che gruppi indigeni vivano a stretto contatto con i nativi post-colombiani, condividendo spesso le stesse problematiche. Se tutti i contadini lottano per la perdita della terra, maggiormente si preoccupano quelli indigeni per il significato che essa ha nella loro vita. Se tutte le donne soffrono discriminazioni, maggiormente le subiscono quelle indigene.

[eng] Another fundamental aspect of agroecology, which we could learn in Asunción, was the more specific question of the mujer campesina indigena “indigenous farmer woman”. If you remember our last post where we wrote that Paraguayan farmers (South American, in general) are not very protected, you may imagine that women are even more disadvantaged among the very farmers’ organisations_even so being indigenous. It’d be nice to avoid these topics, but reality tells us that all around the world sexual inequality is always a burning theme, above all when it’s mixed with identity issues. In Argentina we’d already gone outback to attempt meeting some indigenous communities, even though it wasn’t easy to establish an equal relation, here instead the encounter results inevitable. According to our current hosts, Paraguay has around 17 different native communities; its contained dimension provide that indigenous groups live in close contact with post-Colombian natives, often sharing the same problems. If all farmers fight for land grabbing, even so do the indigenous ones for its meaning in their life. If all women suffer discrimination, even more do the indigenous ones.

[esp] Otro aspecto fundamental de la agroecología, que aprendimos en Asunción, fue la cuestión más específica de la mujer campesina indígena. Si, como escribimos en el post previo, los campesinos del Paraguay (de Sur América, en general) no gozan de mucha protección, pueden imaginar que aun menos suerte tienen las mujeres dentro de las mismas organizaciones campesinas_aun más siendo indígenas. Sería bonito evitar comparaciones, pero la realidad nos dice que en todo el mundo la disparidad entre sexos siempre es un argumento caliente, sobre todo cuando está mezclado con cuestiones de identidad. Ya en Argentina entramos en la selva para intentar conocer a unas aldeas indígenas, no obstante establecer una relación igualitaria no fue fácil, pero aquí el encuentro resulta más evidente. Según dicen nuestros hospederos actuales, en Paraguay hay como 17 diferentes comunidades nativas; su dimensión contenida permite que grupos indígenos vivan más en contacto con los nativos post-colombianos, condividiendo a menudo los mismos problemas. Si todos los campesinos luchan por la pérdida de tierra, aun más se preocupan aquellos indigenos por el significado que esta lleva en sus vidas. Si todas las mujeres pasan discriminaciones, aun más las sufren las indigenas.

IMG_4673

[ita] Per fortuna oggi esistono associazioni, organizzazioni, persone che si occupano di proclamarne e proteggerne i diritti. Con grande piacere martedì scorso abbiamo conosciuto CONAMURI (coordinadora nacional de organizaciones de mujeres trabajadoras rurale e indígenas), visitando la loro fiera agroecologica con prodotti alimentari, artigianato ed un laboratorio di agricoltura urbana in cui un tecnico insegnava come piantare un orto anche in piccolissimi spazi. Grazie a quest’evento caratteristico siamo riusciti ad incontrare l’incaricata, Bernarda Pesoa, che coincisa ed eloquente ci ha spiegato la storia del gruppo, il lavoro e gli obiettivi. Conamuri è una riconosciuta organizzazione nazionale, veicolata dalle grandi Cloc e Via Campesina, nata nel 1999 appunto per difendere i diritti delle donne contadine e indigene. Al momento, a parte le fiere alimentari, conta su molte tattiche di sensibilizzazione ed azione: l’istituto Iala Guaranì, 3 scuole, un bollettino informativo, una radio comunitaria, vari locali, tante figure professionali e molte iniziative. È stato proprio grazie ad una di esse, l’iniziativa Jakaru Porã Haguã “mangiamo bene e sano”, tramite la gentilezza di Carole Thiede di Oxfam Paraguay, che abbiamo potuto avere un contatto più diretto.

[eng] Luckily nowadays there are associations, organisations, people who care to proclaim and protect their rights. Last Tuesday we had the great pleasure to get to know CONAMURI (national coordinator of rural and indigenous working women’s organisations), by visiting their agroecological fair of food, crafts and a urban agriculture laboratory where a technician taught how to plant gardens even in reduced spaces. Thanks to this characteristic event we could meet with the represantive, Bernarda Pesoa, who eloquently explained the group’s story, its work and goals. Mediated by big Cloc and Via Campesina, Conamuri is a recognised national organisation that was born in 1999 specifically to defend farmer and indigenous women’s rights. Aside from food fairs, it currently counts on many strategies to increase awareness: institute Iala Guran, 3 schools, an informative pamphlet, a community radio, various sites, many professional figures and initiatives. It was actually because of the initiative Jakaru Porã Haguã “let’s eat well”, through kind Carole Thiede from Oxfam Paraguay, that we could have a more direct contact.

[esp] Por suerte hoy día existen asociaciones, organizaciones, personas que se ocupan de proclamar y proteger sus derechos. Con gran gusto el martes pasado conocimos CONAMURI (coordinadora nacional de organizaciones de mujeres trabajadoras rurale e indígenas), visitando su feria agroecológica con productos alimentarios, artesanía y un taller de agricultura urbana donde un técnico enseñaba como plantar una huerta también en espacios muy pequeños. Gracias a este característico evento conseguimos encontrar Bernarda Pesoa, que muy amablemente nos explicó la historia del grupo, el trabajo y los objetivos. Conamuri es una organización nacional reconocida, vehiculada por las grandes Cloc y Via Campesina, nacida en 1999 justamente para defender los derechos de las mujeres campesinas e indígenas. De momento, además de ferias alimentarias, conta con muchas tácticas de sensibilización y acción: el instituto Iala Guaraní, 3 escuelas, un boletín informativo, una radio comunitaria, varios locales, muchas figuras profesionales y iniciativas. Gracias a una de estas, la inciativa Jakaru Porã Haguã “vamos a comer bien”, a través de la disponibilidad de Carol Thiede de Oxfam Paraguay, pudimos tener un contacto más directo.

IMG_4654

[ita] Bernarda, responsabile della propria comunità nel Chaco e di 10 dipartimenti, ci parla con pazienza degli accampamenti di fronte al parlamento, delle campagne contro Monsanto, delle denunce per intossicazioni da agro-tossici, ma anche di quanta energia e forza la loro lotta sta donando a tantissime donne lavoratrici. Con orgoglio ci spiega l’importanza di aver creato le scuole delle donne, di agroecologia e di comunicazione e la positività di avere mezzi di diffusione educativi per coordinare e condurre la mobilitazione. Le chiediamo un po’ degli ogm e ci risponde: “da noi si dice che Loro ti danno i semi per farti ammalare così che ti possa curare con le Loro medicine”. Più diretto di così! Sicuramente c’è tanto da conoscere e molto per cui lottare all’interno di queste tematiche, che dopo tutto non sono poi tanto circoscritte: le donne di tutto il mondo sono la vita, così come la terra che abitiamo_siamo tutt’uno (ma non con gli stessi privilegi). Il fatto che in Sud America ancora troppe donne (a maggior ragione contadine e indigene) vengano maltrattate tocca ed influenza anche l’Europa! Sono loro le più grandi protettrici della biodiversità, delle conoscenze della medicina naturale, delle ricette per cibi sani e nutrienti. Sono loro che danno alla luce i contadini del futuro, che qui in Paraguay stanno finendo a coltivare i transgenici che tutto il mondo in un modo o nell’altro sta mangiando. Infine, Bernarda ci dice che nonostante nelle comunità indigene le donne facciano e sappiano tutto da sole, il protagonismo femminile è difficile e complicato. Per questo tutti i mezzi di Conamuri sono volti principalmente alla sensibilizzazione e alla creazione di una nuova coscienza del rispetto.

[eng] Bernarda, who is responsible for her community in Chaco and 10 departments, patiently tells us of blockading in front of the Parliament, campaigning against Monsanto, denouncing intoxication by pesticides, but also of how much energy and strength its fight is bringing to many working women. She proudly explains the importance of creating schools of women, agroecology and communication, plus the positivity of their educational media in coordinating and directing mobilisation. We ask her briefly about gmo, she replys: “we always say that They give you seeds to make you ill as to cure you with Their medicines”. Straightforward! Of course there’s much more to know and fight for among these topics, which after all are not that circumscribed: everywhere in the world women are life, likewise the earth we live in_we are one (even though not with the same privileges). The fact that South America still has too many women (especially farmers and indigenous) who suffer affects Europe too! They are the greatest protectors of biodiversity, of natural medicine’s knowledge, of recipes for healthy and nutritious food. They give birth to future farmers, who here in Paraguay are being forced to cultivate transgenics that one way or another the whole world is eating. In the end, Bernarda tells us that even though in indigenous communities women do and know all alone, female protagonism is difficult and complicated. This is why Conamuri’s mediums are all directed at creating a new conscience of respect.

[esp] Bernarda, responsable de su comunidad en el Chaco y de 10 departamentos, con paciencia nos habla de los acampamentos frente al parlamento, de las campañas contra Monsanto, de las denuncias contra intoxicaciones por agrotóxicos, pero también de cuanto su lucha aporta energía y fuerza a muchísimas mujeres trabajadoras. Con orgullo nos explica la importancia de tener las escuelas de mujeres, de agroecología y de comunicación, junto a la positividad de los medios educativos de difusión para coordenar y conducir la movilización. Le preguntamos acerca de los ogm y nos contesta: “nosotros decimos que Ellos te dan las semillas para que te enfermes y después te cures con Sus medicinas”. ¡No hay mas que añadir! Por supuesto hay mucho por conocer y luchar dentro de estos temas, que al fin y al cabo no son así circumscritos: las mujeres en todo el mundo son la vida, asi como la tierra que vivimos_somos uno (aunque no con los mismos privilegios). El hecho que en Sur América todavía muchas mujeres (aun más las campesinas e indígenas) siguen maltratadas ¡afecta a Europa también! Ellas son las más grandes protectoras de la biodiversidad, de los conocimientos de la medicina natural, de las recetas para comida saludable y nutritiva. Ellas son quienes generan los campesinos del futuro, que aquí en Paraguay terminan por cultivar los transgénicos que de una manera u otra todo el mundo está comiendo. En fin Bernarda nos cuenta que no obostante en las comunidades indígenas las mujeres hacen y saben todo a solas, el protagonismo femenino es dificil y complicado. Por eso todos los medios de Conamuri principalmente miran a sensibilizar y crear una nueva conciencia del respeto.

IMG_4637

[ita] Come sempre, ringraziamo tutte le persone conosciute ed il loro tempo con noi. Ora coi 40 gradi autunnali vi lasciamo con le parole di Conamuri: “cucendo storie di migliaia di donne lavoratrici in un grande mosaico.” Oggi abbiamo salutato la Colonia Luz Bella per una nuova partenza in direzione nord, sopra il Río Paraguay…

[eng] As usual, we thank all the people we met and their time spent with us. Now we leave you from the freshness of 40 degrees with Conamuri’s words: “sewing stories of thousands of working women in a big mosaic”. Today we left Colonia Luz Bella for a new departure headed North, on Río Paraguay…

[esp] Como siempre agradecemos a todas las personas conocidas y su tiempo con nosotros. Ahora les dejamos con los 40 grados de otoño con las palabras de Conamuri: “cosiendo historias de miles de mujeres trabajadoras en un gran mosaico.” Hoy dejamos la Colonia Luz Bella para una nueva aventura hacia el norte, sobre el Río Paraguay…

IMG_4651

Mercadito Adentro

[ita] Questo è il racconto del centro del nostro viaggio, sia per la posizione sia per aver raggiunto la metà del percorso. Forse sarebbe stato meglio arrivare ad Asunción in un momento diverso dalla Semana Santa (da queste parti la Pasqua è piuttosto importante), ma da qualche parte doveva pur capitare… e, nonostante i luuunghi silenzi, anche nella capitale siamo riusciti a sentire delle voci forti. Come avrete avuto modo di capire, in questa ricerca ci stiamo occupando di varie questioni ambientali, e ancor di più del tema dell’agroecologia, affrontati da molteplici punti di vista ed attività. Sicuramente un aspetto fondamentale dell’agricoltura sudamericana è la lotta per la terra, gestita in maniera latifondista e alla quale non accedono ampie percentuali di popolazione che una volta espropriata si dirige verso le grandi città per sopravvivere. Dunque quale posto migliore della capitale per conoscere meglio questo fenomeno?! In Paraguay l’80% della terra appartiene a grossi proprietari, mentre il restante 20% è nelle mani impoverite dei campesinos “contadini”, di cui i media hanno oltretutto montato un’immagine caricaturale e carica di pregiudizi negativi. Per cambiare quest’idea, ma soprattutto per riscattare e supportare le comunità della campagna, sono nati l’Associazione Mercadito Campesino e il Colectivo Tierra Adentro. Due volontarie, madre e figlia, Romi e Zuca, ci hanno ricevuti la scorsa settimana nel Locale n.1.

[eng] This is our travel’s central tale both for the position and for having reached half the trip. It might have been better to arrive in Asunción at a different moment (Easter is a pretty important period here), but it had to happen somewhere and… except loooong silences, in the capital too we could listen to some strong voices. You might have noticed that this research considers many environmental issues, even more the agroecological topic, seen from many points of view and types of activities. Certainly a fundamental aspect of South American agriculture is the fight for land, which is managed in the latifundium way and to which wide slices of population do not access; once dispossessed they move to big cities looking for survival. So what better place than the capital to best approach this phenomenon?! In Paraguay 80% of the land belongs to big owners, the lasting 20% is in the impoverished hands of campesinos “farmers”, whose image has also been caricatured and negatively prejudged by the media. Association Mercadito Campesino and Collective Tierra Adentro were born precisely to change such ideas, but mostly to revive and support outback communities. Two volunteers, mother and daughter, Romi and Zuca, received us last week in House n.1.

[esp] Esto es el cuento central de nuestro viaje, por su posición y por alcanzar la mitad del recorrido. Quizás hubiera sido mejor llegar a Asunción en un momento distinto de la Semana Santa (por aquí las pascuas es un periodo importante), pero en algún lugar tenía que pasar… y, no obstante los laaargos silencios, en la capital también pudimos escuchar unas voces fuertes. Como habrán notado, esta investigación se ocupa de muchas cuestiones ambientales, aun más del tema de la agroecología, planteadas por varios puntos de vista y actividades. Es cierto que un aspecto fundamental de la agricultura de Sur América es la lucha por la tierra, manejada a la manera latifundista, inaccesible por amplios porcentajes de población que al verse desposesados se van a las grandes ciudades en búsqueda de sobrevivencia. Entonces ¿¡cuál lugar mejor que la capital para enfrentar bien este fenómeno?! En Paraguay 80% de la tierra pertenece a grandes dueños, mientras que el restante 20% está en las manos empobrecidas de los campesinos, encima  dibujados de manera caricatural y con prejuicios negativos por los medios de comunicación. Para cambiar esta idea y para rescatar y suportar las comunidades del campo nacieron la Associación Mercadito Campesino y el Colectivo Tierra Adentro. Dos voluntarias, madre y hija, Romi y Zuca, nos recibieron la semana pasada en el Local n.1.

IMG_4746

[ita] Mercadito Campesino nasce due anni fa, ad Asunción, da Romi e Guzmán, con l’intento di organizzare nella propria casa una zona di distribuzione di prodotti biologici provenienti dai campi limitrofi alla città. Se da un lato iniziò per aumentare il raggio di vendita dei produttori rurali, fu anche per evitare il rincaro dei prezzi cittadini di frutta, verdura ed altri alimenti base; l’azione civile di un vicinato che decise di rifiutare i valori dell’attuale modello produttivo. Al principio i volontari da soli portavano il cibo alle proprie abitazioni, ora lo trasportano gli stessi produttori e i locali dell’iniziativa son diventati 7, ma nonostante la crescita i principi non sono cambiati. Il procedimento è gratuito: i volontari non sono intermediari, bensì figure di facilitazione senza remunerazione; i soldi della vendita vanno interamente ai contadini. Oltre a creare un punto d’accesso etico all’alimentazione salutare, un altro obiettivo è responsabilizzare i produttori perché possano un giorno occuparsi da soli del proprio commercio cittadino.

[eng] Mercadito Campesino was born two years ago in Asunción, by Romi and Guzmán, with the intention to organise their house as a distribution point of organic products coming from fields bordering the city. It mainly started to improve rural producers’ sales, but also to avoid the increase of urban prices of fruit, vegetables and other basic food; a neighbourhood’s civil action against the values of our current productive model. At the beginning volunteers alone brought the goods back to their homes, now the producers do it and the houses became 7, though their principles haven’t changed. The process is free: all volunteers are facilitators who do not get paid; all the money goes totally to the farmers. Besides creating an ethical access area to healthy food, another goal is to raise a sense of responsibility among the producers, so that in the long run they can take care of their urban business by themselves.

[esp] Mercadito Campesino nació hace dos años en Asunción, por Romi y Guzmán, con la intención de organizar en su casa un lugar de distribución de productos orgánicos de los campos limítrofes con la ciudad. Si por un lado empezó para aumentar el rayo de venta de los productores rurales, también fue para evitar la subida de precios ciudadanos de fruta, verdura y otros alimentos basicos; la acción civil de un vecindario contra los valores del actual modelo productivo. Al principio los voluntarios solos llevaban la comida a sus casas, ahora son los productores que la traen y los locales ya son 7, pero no obstante el crecimiento los principios son los mismos. El proceso es gratuito: los voluntarios no son intermediarios, sino que figuras de facilitación que no reciben remuneración; el dinero va interamente a los campesinos. A parte el crear un punto de acceso ético a comida saludable, otro objetivo es responsabilizar a los productores para que un día puedan cuidar solos su comercio ciudadano.

IMG_4762

[ita] Il collante del progetto è la rete, infatti grazie all’apertura di una propria pagina molte persone, come noi, sono riuscite ad averne notizia. Inoltre circa sei mesi fa si aggiunge il Colectivo cine-fotografico Tierra Adentro, creato per essere un compagno di documentazione delle attività di Mercadito Campesino e per supportare il lavoro di fotografia che svolgeva Zuca accompagnando la madre. Il collettivo sorge per coordinare il lavoro di tanta gente che, dopo essere cresciuta la qualità dell’informazione, voleva essere coinvolta. Nel nostro percorso vi abbiamo già parlato di singoli o gruppi che utilizzano i mezzi di comunicazione per diffondere i propri progetti, ribadendo l’importanza del legame tra l’ecologia e tante altre discipline (umanistiche, dalla nostra prospettiva). Tuttavia questa è stata la prima esperienza in cui l’audio-visivo viene maneggiato con tanta cura per raccontare l’agroecologia e la vita contadina con un’altra luce e riflettere su aspetti che solitamente son poco considerati, quali società, cultura ed economia dietro al cibo che mangiamo tutti i giorni. Reportage fotografici, corti ed un documentario per proporre una narrazione informativa nell’immediato, dando un volto alle persone che coltivano il tuoi alimenti, ed educativa a lungo termine, ristabilendo un’immagine positiva ed attraente dei campi da cui quasi tutti siamo fuggiti.

[eng] The net is the project’s glue, it was thanks to the opening of a personal page that many people, like us, could have their news. Then, around six months ago, they connected with cine-photographic Collective Tierra Adentro, which was created to accompany Mercadito Campesino’s documentation and to support the photographic work that Zuca was already carrying on with her mother. The collective arises to coordinate the work of many who, having seen the new quality of information, wanted to get involved. During our path we already told you of individuals or groups who use media to spread their projects, reiterating the important link between ecology and many other disciplines (humanistic, from our perspective). However this is the first experience where the audio-visual is managed so carefully to tell of agroecology and farmers’ life with a different light, therefore thinking about aspects that aren’t often considered, such as society, culture and economy behind the food we eat every day. Photographic reportages, short films and a documentary to propose both an immediate informative narration, which gives a face to those who cultivate your nutrition, and a lasting educational explanation, which reestablishes a positive image of the fields from which we ran away.

[esp] La red fue el pegamento del proyecto, que gracias a su página personal pudo entregar sus noticias a muchas personas, como nostros. Además, hace como seis meses, se añadio el Colectivo cine-fotográfico Tierra Adentro, creado para ser compañero de documentación de las actividades de Mercadito Campesino y para apoyar el trabajo de fotografía que ya hacía Zuca al acompañar su madre. El colectivo surge para coordenar el trabajo de mucha gente que, viendo la nueva calidad de la información, quería ser involucrada. Durante nuestro recurrido ya contamos de individuos o grupos que utilizan los medios de comunicación para difundir sus proyectos. Por cierto esta es la primera experiencia donde el audio-visual se maneja con tan cuidado para contar de la agroecología y la vida campesina con una luz distinta y reflexionar así sobre aspectos que poco se consideran, como la sociedad, la cultura y la economía detrás de la comida de cada día. Reportajes fotográficos, cortos y un documental para proponer una narración informativa inmediata, dando una cara a quienes cultivan nuestros alimentos, y una explicación educativa duradera, que reestablezca una imagen positiva de los campos de donde huimos.

https://www.youtube.com/watch?v=fONwnanatbs

[ita] Finalmente la domenica di pasqua siamo riusciti a visitare uno dei luoghi che ruotano nel circolo di Mercadito. Assieme a Zuca ed Agu siamo stati alla comunità 15 de Agosto a casa della famiglia di Dominga. Lì abbiamo ascoltato sempre più da vicino la lingua guaranì (in questo caso joparà) e le sue parole di libertà. Dopo aver condiviso la chipa casereccia ed il miele dal favo, abbiamo fatto una passeggiata nella proprietà di Domi alla scoperta di numerose piante della medicina tradizionale, degli animali e della fabbricazione dei ladrillos “mattoni” ecologici per costruire le case della zona. Certo, nonostante l’utilizzo di materiali naturali, anche questa pratica alla lunga si rivela dannosa per l’ambiente e dunque bisogna saper mutare spazio. Lei stessa lo ammette, con grande umiltà, come se fosse più grave di tutti gli eventi di cui già è testimone la sua terra. Una terra occupata undici anni fa da contadini espropriati che solamente necessitavano un piccolo appezzamento per il proprio fabbisogno. Dopo lotte, talvolta armate, sono riusciti ad ottenere (chiaramente, pagando!) il permesso per potervi vivere e piantare; insomma sono stati costretti a pagare per l’autorizzazione ad accedere alla propria terra rubata. Oggi, anche grazie all’aiuto di Mercadito Campesino, vivono un periodo di relativa tranquillità, ma la minaccia dell’agricoltura industriale è sempre alle porte e non permette di rilassarsi troppo, spingendoli ad andare avanti con gli ideali dell’agroecologia.
Ringraziamo tutte queste persone per renderci sempre più sensibili e vediamo se nei prossimi giorni riusciamo ad unire la città ai campi dove ci troviamo ora, nel distretto di Guajayvi.

[eng] Finally on Easter Sunday we could visit one of the places in Mercadito’s circle. Together with Zuca and Agu we went to 15 de Agosto community at Domi’s family’s home. There we listened closely to the Guarani language (in this case jopará) and its words of freedom. After sharing homemade chipa and honey from the honeycomb, we strolled through Domi’s property discovering many medicinal plants, animals and the making of ecological ladrillos “bricks” to build houses in the area. Despite the use of natural materials, even this practice at last isn’t good for the environment, so one needs to know when to move onto another space. She admits it, with great humbleness, as if this was the worst event that her land witnessed so far. A land that was occupied eleven years ago by dispossessed farmers who were only looking for a little lot to stay. After many fights, armed too, they manage to obtain permission (obviously paying!) to live and plant there; in other words, they were forced to pay for the authorization to access to their own stolen land. Today, also thanks to Mercadito Campesino’s help, they live in relative tranquillity, even though the threat of industrial agriculture is always behind the door and doesn’t allow to relax too much, pushing them forward with agroecologic ideals.
We thank all these people for making us even more sensible, let’s see if on the following days we can connect the city with the fields where we are now in Guajayvi’s district.

[esp] Por fin el domingo de Pascuas visitamos unos de los lugares que rodean el círculo de Mercadito Campesino. Junto a Zuca y Agu fuimos a la comunidad 15 de Agosto a casa de la familia de Domi. Allí escuchamos de más cerca la lengua guaraní (en este caso jopará) y sus palabras de libertad. Al compartir la chipa casera y miel de panal, fuimos de paseo en la propriedad de Domi a descubrir numerosas plantas medicinales, animales y la fabricación de ladrillos para las casas de la zona. No obstante el uso exclusivo de materiales naturales, también esta práctica tras un tiempo no está bien para el medio ambiente y entonces se necesita saber cuando cambiar espacio. Admite ella, con grande humildad, como si fuera el evento peor que su tierra conoció hasta ahora. Una tierra ocupada unos once años atrás por campesinos despojados que solo buscaban un pequeño lote para quedarse. Después de muchas luchas, a veces armadas, consiguieron el permiso (¡claramente pagando!) para vivir y plantar allí; o sea que les forzaron a pagar para la autorización a acceder a su propria tierra robada. Hoy día, también gracias a la ayuda de Mercadito Campesino, viven un periodo de relativa tranquilidad, pero la amenaza de la agricultura industrial siempre está a la puerta y no permite relajarse mucho, empujandoles adelante con los ideales de la agroecología.
Les agradecemos a estas personas por hacernos aun más sensibles y vamos a ver si en los días sigiuentes podemos conectar la ciudad con los campos donde estamos ahora, en el distrito de Guajayvi.

IMG_4872