the ecosystem of word

[ita] A Brisbane come a Sassari e Udine gli incontri per l’interculturalità e contro il razzismo sono regolari.
Voci su voci creano l’ecosistema della parola attiva.
Stiamo ascoltando? SVEGLIA con una nuova storia (di qualche settembre fa)!

“L’abbiamo chiamato Burek Tour, il nostro viaggio lungo i Balcani.

Siamo atterrati in Macedonia in una calda giornata ai primi di settembre. Lì abbiamo passato due giorni, uno a Skopje – città il cui mercato ortofrutticolo è più antico delle statue in centro, l’altro a Ohrid – lungo il lago attrazione di innumerevoli turisti alla ricerca del ‘tocco mediterraneo’ a basso costo. Il terzo giorno siamo arrivati in Albania, destreggiandoci tra il traffico di Tirana abbiamo scoperto con grande sorpresa quanto gli italiani abbiano in comune con gli albanesi, soprattutto nel cibo. Questo pensiero si è rafforzato a Shkoder, dove il centro storico poteva essere quello di qualsiasi città costiera italiana – solo con qualche moschea in più.

Andando in Montenegro il tempo ci ha voltato le spalle e con lui anche le nostre aspettative. Volevamo respirare l’ultima aria di mare prima dell’autunno… le spiagge le abbiamo trovate sì, ma con delle belle colate di cemento. Gli hotel bisognava pur piazzarli da qualche parte! Impossibile per le nostre tasche accedere a quel ‘lussuoso’ stile di vita. Ma chi cerca trova, no? L’ostello infatti aveva delle bellissime viti e rigogliosi alberi di kiwi.

Qualche notte dopo ci svegliamo troppo presto per i nostri piani e lasciati in mezzo alla strada provinciale vediamo due cartelli: Dubrovnik —> Sarajevo <—. Tre di notte. Eravamo arrivati a Mostar. Attraversare il famoso ponte di notte è tutt’altra emozione, vedere gli spari ancora impressi nelle case lo è di più. Strani sentimenti di dispiacere, rabbia e incredulità attenuati dall’oste chiacchierona dell’ostello in cui eravamo capitati. Solare come il paesaggio in cui ci trovavamo, da giovane faceva la danzatrice del ventre.

Anche Sarajevo ci ha accolti di notte, anche lì un ostello trovato per caso. Anche lì gli spari sui muri. Segni di una guerra così vicina – memoria di ciò che può accadere quando la convivenza non regge più, quando la paura subentra all’amore. Il luogo più bello del nostro viaggio, ma anche il più malinconico.

L’abbiamo chiamato Burek Tour perché il burek lo trovavi davvero dapperutto. A sud, a destra, a nord, a sinistra. Lo trovi spesso, fine, lungo, corto, arrotolato a chioccia o allungato a mò di flauto. L’abbiamo mangiato alle patate, agli spinaci, al formaggio fresco, al formaggio e cipolla, alla zucca – in tutti i modi in cui abbiamo potuto, per ricordarci ovunque andassimo che un tempo queste nazioni erano unite, qualcosa le ha divise e la pace non è certo stata naturale come mangiare. Adesso, dopo tanti confini e frontiere, il burek ha assunto nuove forme e ulteriori sapori. Ogni nazione vanta il proprio come il migliore o l’originale, ma credeteci… sono tutti buoni!”

[eng] In Brisbane like in Italy the gatherings for interculturalism and against racism happen on a regular basis.
Voice after voice creates the ecosystem of the active word. Are we listening? WAKE UP to another story!