O bem viver

Ad un giorno dalla partenza è il momento delle riflessioni.
Questo secondo viaggio in Sud America è stato altrettanto intenso ed entusiasmante… chi l’avrebbe mai detto che a così poca distanza saremmo ritornati ad abbracciare le amicizie dell’anno scorso? Ma, come dice Michał, se una cosa abbiamo deciso una cosa si fa qui ed ora! Oggi rivedendo il blog iniziato, nei suoi primi tentativi, quasi due anni fa ci viene da sorridere, ci sentiamo orgogliosi e ci gira la testa pensando a tutti i cambiamenti passati e quanti aggiornamenti abbiamo da condividere con voi.. piano piano collezioniamo soddisfazioni e nuove esperienze che ingrandiscono il nostro sapere. Piano piano ci siamo inseriti in contesti sempre più familiari nel continente che da tempo pensavamo di visitare… ed ora uscire a comprare il pane a São Paulo ci sembra quasi abituale.
Il marzo scorso, come molti di voi già sanno, dopo aver conosciuto le persone dell’Asociación Campesina de Productores Alternativos y Ecológicos de Luz Bella, ci siamo detti che saremmo tornati per un documentario sulla medicina naturale della comunità. E così ci avete accompagnati, senza capire bene come quando perché… osservando le immagini di una vita tanto lontana per abitudini come vicina per sentimenti. Di questo vi siamo grati, certi che con lo stesso interesse saprete accogliere il risultato di questo lavoro. Quindi a parte ringraziare nuovamente la famiglia Franco Gauto per l’immensa collaborazione ed ospitalità, non ci resta che raccontarvi che fine abbiamo fatto una volta lasciata la loro casa. 

Infatti, il nostro cammino da metà maggio in poi è proseguito in Argentina… nel nord, regioni di Salta e Jujuy, lì dove abbiamo conosciuto tante altre persone meravigliose, chi più chi meno! A Lozano siamo stati volontari in un circa bed&breakfast rurale in fase di preparazione, con due personaggi esplosivi quali Santiago e Pablo; proseguendo verso la Quebrada siamo diventati aiutanti di un vecchio ostello in Tilcara, insieme a Fabri, Gianpi e Guadalupe. 

Allora grazie alle poesie/arte di Santi ed al teatro di Pablo, al loro amico Rodrigo l’elettricista sostenibile che sogna di cambiare il mondo con il vetro, a quei tre giovani che hanno creato una famiglia con l’amicizia, a Gianni unico italiano del viaggio che assomiglia a Roberto Benigni solo che invece di parlarti di Divina Commedia ti diletta con l’agronomia… e a tutti/e quelli/e che abbiamo incontrato prima e dopo che stanno prendendo la loro vita tra le mani e la stanno trasformando in maniera sana e gentile. 

Di ritorno in Brasile, con tutte quelle emozioni, abbiamo raggiunto i mitici guardiani delle sementi native di cui vi raccontammo l’anno scorso… per sapere come stanno e come prosegue il loro grande impegno. Ahhhhh, quante leccornie, e quante sorprese!! Seu Leonel e Dona Eda hanno 12 tipi di mais, 7 di canna da zucchero, 6 di fagioli e 5 di banana più tutto il resto… immaginate la loro polenta! Mario e Renilde producono biologico alla grande, riforniscono le scuole di merenda e pensano di lanciarsi nella permacultura! Salutiamo anche il vicino, l’agronomo Diego Rosa da Silva, con il suo progetto di AgroArte con le succulente. Pura Beleza, come si dice qui…

Adesso vi salutiamo, ché abbiamo gli zaini da preparare e le nostre amiche Mehl e Lana ci aspettano con una torta spettacolare… ciao ciao ciaooo

Agroecologia, del vivere su questo pianeta

Mentre ci addentravamo nella loro chakra, la foresta lasciava piano piano spazio alle coltivazioni della mandioca, maíz e poroto, per poi riprendersi il proprio terreno assieme alle piante endemiche, creando in questo modo un ecosistema da cui nutrirsi. Senza soffocarlo né danneggiarlo.  Ma a volte la foresta stessa si mischiava così tanto con le colture, abbattendo la divisione tra l’una e l’altra,  diventando una foresta agro-alimentare.
Questa è agroecologia.
Passeggiando alla scoperta degli alberi, abbiamo impiantato assieme a don Franco le piccole piantine di yerba mate negli spazi liberi tra le piante e gli alberi, tra l’ombra dei rami ma con abbastanza luce per poter crescere.
Anche questa è agroecologia.
Quello che vorremo sottolineare è che per questa famiglia campesina l’agroecologia non è semplicemente un metodo di coltivazione sano, quello senza uso degli agrotossici e con netto rifiuto dell’agroindustria. Nessun erbicida-pesticida-fertilizzante. E’ soprattutto un modo di vivere su questo pianeta, con forti principi civici.
Pure questa è agroecologia.
La famiglia Franco Gauto inserita dentro un’ecosistema da cui proviene nutrimento. Un’ecosistema non solo fatto di relazioni ecologiche tra la fauna/flora e l’essere umano – un ecosistema più ampio, fatto anche di relazioni sociali, con un impegno politico-morale per un pianeta più equo. Un’ecologia comprensivo-rigenerativa.

Agroecologia.
P.s. I “capelli del mais” (da togliere per cucinarlo) sono un potente rimedio naturale per i problemi ai reni.